Verso la terra della storica Disfida, a gonfie vele. Il Taranto affila le armi adeguate all’insidioso duello col Barletta, equilibrando i voli dell’euforia generate dal trittico di vittorie finalmente conseguito, alla razionalità dello studio, all’umiltà insita nella vera crescita. Lo predica, Davide Dionigi, anche ora che tutto sembra perfetto, che la sua squadra ha rafforzato la precisa identità. “Cosa manca al Taranto? Continuare su questo andazzo, proseguire nel cammino intrapreso- si concede la domanda retorica- La continuità, da qui alla fine. E’ impensabile poter vincere tutte le restanti partite, ma altrettanto importante non smarrire il nostro bagaglio di certezze”. Dopo la sbornia del big- match col Benevento, ed in attesa della capolista Nocerina, è categoricamente vietato sottovalutare la tappa barlettana: “Classifica bugiarda: temo molto la squadra di Marco Cari- ammette il tecnico rossoblu- Incontrare un avversario che lotta per la salvezza diventa paradossalmente più duro che affrontare uno scontro diretto. Mi riferisco anche allo scorso posticipo: l’Atletico Roma ha vinto con merito, ma non senza soffrire contro il Viareggio”.
FOCUS SUL BARLETTA, AFFETTO PER GLI EX- Un mercato invernale importante, un nuovo allenatore d’esperienza, l’ambizione di riconfermarsi in categoria. Anche il Barletta contribuisce a rendere aperta e col fiato sospeso la lotta per evitare le forche caudine dei play out: “Temo il collettivo ed i quattro davanti, dal nostro ex bomber Innocenti, a Rana, prodotto del vivaio del Bari, a Bellomo, giovane di talento a segno allo Iacovone. I valori tecnici dei singoli non rispecchiano la posizione in classifica”. Storie diverse, rispetto al pirotecnico 2-2 del quale i biancorossi della cosiddetta “sesta provincia” pugliese furono protagonisti in territorio ionico un girone fa: Dionigi attendeva una chiamata, lo stesso dicasi per Cari, prima di raccogliere il testimone dalle mani di Sciannimanico, promotore dell’avventura. “Con Cari ho un grande rapporto- sorride lo stratega rossoblu, già suo “sfortunato” discepolo in occasione dell’annata 07/08, quella della promozione sfumata al Del Conero di Ancona- Negli ultimi anni della mia carriera, ho avuto la fortuna di lavorare al cospetto di alcuni fra i maggiori allenatori della Lega Pro, ma il feeling si è instaurato soprattutto con Papagni ad Andria ed appunto Marco Cari, che poi ha vantato anche una breve parentesi in serie B alla guida della Salernitana”. Umanità, rispetto: valori che contano, nella speciale scala di Davide Dionigi: “Cari ha partecipato anche alla piccola festa per il mio addio al calcio giocato, evento organizzatomi a sorpresa da mia moglie Cristina (Cellai, ex showgirl, ndr)- confida- Quando sono stato ingaggiato dal Taranto, tre anni fa, ho sofferto per l’infortunio al ginocchio che mi ha pregiudicato la stagione: Cari mi ha aiutato a reintegrarmi. Secondo me, attua il 4-2-3-1 migliore. Stravedo per lui!” Non si lascia impressionare dalla presunta, spietata “regola degli ex”. E nelle fila del Barletta, oltre Galeoto e Rajcic, spicca soprattutto Riccardo Innocenti, artefice di nove sigilli preziosi nella prima porzione del torneo , poi clamorosamente rinnegato ed emigrato: “Ho augurato a Riccardo ogni fortuna, lui ha già segnato tre gol con la sua nuova maglia- commenta Dionigi, in merito al rendimento dell’attaccante trentaseienne- La linea difensiva a tre del Taranto dovrà muoversi con precisione per arginare le iniziative di Innocenti: in area di rigore è micidiale, sarà fondamentale tenerlo lontano”. “Molti ex rossoblu? Non credo a questo tipo di fattori- stempera- Tutti sono fondamentali, ed esistono i presupposti perché entrambe le squadre facciano bene sul campo: al fischio d’inizio quanto precede è dimenticato”.
ATIPICHE METAMORFOSI- Filosofeggia, Davide Dionigi. Il passo cadenzato in zona play off non deve suscitare euforie controproducenti. Anche se l’ultima trasferta disputata ha portato bene (a Lucca, prima vittoria esterna stagionale): “Ora è diverso: dobbiamo giocare come se noi fossimo il Barletta. Ed il Barletta il Taranto”. Nessun messaggio criptico di tipo tattico: “I miei ragazzi devono esprimersi come se fossero loro i protagonisti di una squadra “con l’acqua alla gola”- precisa la metafora- Come se provassero l’ansia del non dover retrocedere. Altri voli di testa non farebbero bene”. Sull’umiltà della sua compagine, però, Dionigi mette la mano sul fuoco: “Credo che, mentalmente, il mio Taranto sia una squadra abbastanza intelligente. Ha imparato a riconoscere gli umori dell’ambiente, propenso a criticare quanto ad osannare- spiega- Ho voluto mettere alla prova i ragazzi in allenamento, dopo tre successi consecutivi e circondati dall’euforia del pubblico: si sono rivelati encomiabili nella cura di ogni dettaglio”. Perché tutto è perfettibile: “Ho rivisto le immagini della gara col Benevento- dichiara il trainer modenese- Nel primo quarto d’ora proprio il Taranto sarebbe potuto passare in vantaggio, grazie ad una triangolazione fra Garufo e Girardi. Ed invece è accaduto il contrario: 25’ di black out sono comprensibili in una squadra giovane, che non può sempre indovinare l’approccio. La situazione era generale, la reazione di un gruppo importante”. “Prevedo analogie fra il derby col Barletta e quello pareggiato ad Andria- confessa- Anche in tema di moduli. Cari è bravo a preparare le partite: tatticamente sarà un confronto studiato bene da entrambe le parti”.
TRA DUBBI E CERTEZZE- Si parte dalla cima: la contrattura al retto femorale di Bremec non mette a repentaglio la custodia dei pali da parte dello spagnolo. “Il riposo è stato precauzionale, ma le sue condizioni non mi creano apprensione- ammette Dionigi- Inoltre, le alternative Barasso e Faraon godono di ottima forma”. Taranto nuovamente orfano di Sabatino, sul quale pesava la spada di Damocle della diffida: “Sicuramente Garufo sarà sistemato sulla sinistra- conferma- Ed Antonazzo rientrerà sul versante destro: insieme hanno operato bene a Lucca, anche nella seconda parte della gara di Cava. Colombini non è al top: è tormentato da un problema al polpaccio da quasi tre settimane, e per il ruolo di esterno occorrono 70 mt di gamba, quindi una condizione fisica ottimale”. Grosso punto interrogativo su Guido Di Deo: “Valuteremo se rischiarlo. Vedremo se se la sentirà di giocare, anche parzialmente. Il problema al flessore persiste, non si è allenato”.
TALENTO COLORED- Non è solo sinonimo di gol (quattro in tre esibizioni consecutive), Ousmane Sy. Per Davide Dionigi rappresenta e garantisce “La profondità, il mio cruccio al momento del mio arrivo. Ripiega e lo ritrovi a fare il terzino, ma vogliono sacrificarsi ed arretrare il baricentro tutti i suoi colleghi di reparto- sorride- Non c’è egoismo: dopo il gol, tutti arretrano. E’ motivo di forza per le linee di centrocampo e difesa”. Contro i sanniti, attimi di sbandamento li ha invece vissuti Mohamed Coly: “Ne abbiamo parlato: lui è tranquillo, quei 20’ iniziali appartengono al contesto errato- sottolinea l’allenatore- Non mi preoccupa: ci sta che dopo 4-5 partite ad alto ritmo, dopo un periodo di semi inattività, un calciatore accusi un calo. Se tutti mantenessero uno standard elevato, non sarebbe umano!”. Il Taranto, però, è in stato di grazia: “La tenuta atletica della squadra è soddisfacente: il gruppo sa gestire le forze e riposare bene- chiosa Dionigi- A livello fisico e mentale, la squadra ha speso tanto, ma mi ha impressionato la capacità di reazione concentrata nel secondo tempo, sino al 90°”.
SECONDO POSTO OFF LIMITS?- Lo ribadisce senza ruffianeria, Davide Dionigi: “Non siamo ancora una squadra da secondo posto- è il suo monito- Non è che la vittoria sul Benevento, una pretendente fortissima, cambia le mie idee. L’impresa è stata rimontare lo svantaggio. La Juve Stabia, che ci precede, è il nostro obiettivo”.
GIOVANI STRATEGHI- Alla ribalta. Prediletti nella scelta, dai palcoscenici dorati della serie A sino alla Lega Pro. Sono i “giovani” allenatori, tutto cuore, entusiasmo e studi all’avanguardia. Adorati dal loro gruppo, appena scevri dalle scorribande sull’erbetta intrise d’agonismo: da Leonardo a Montella, da Di Francesco a Calori, Davide Dionigi rientra di diritto nella categoria delle nuove leve. E non ci sono misteri da interpretare, in chiave di successo: “Il calcio si evolve- sorride il trentaseienne stratega del Taranto- Alle nuove generazioni forse manca un po’ d’esperienza, rappresentano una scommessa, persino un rischio al confronto dei colleghi navigati e pluridecorati”. “Ho il mio modo di vedere il calcio, aldilà dell’aspetto meramente tattico- sussurra- Punto tanto sul gruppo e sull’armonia. Entrambe le componenti sono essenziali: l’emozione è altrettanto importante”.
GIOVANI STRATEGHI- Alla ribalta. Prediletti nella scelta, dai palcoscenici dorati della serie A sino alla Lega Pro. Sono i “giovani” allenatori, tutto cuore, entusiasmo e studi all’avanguardia. Adorati dal loro gruppo, appena scevri dalle scorribande sull’erbetta intrise d’agonismo: da Leonardo a Montella, da Di Francesco a Calori, Davide Dionigi rientra di diritto nella categoria delle nuove leve. E non ci sono misteri da interpretare, in chiave di successo: “Il calcio si evolve- sorride il trentaseienne stratega del Taranto- Alle nuove generazioni forse manca un po’ d’esperienza, rappresentano una scommessa, persino un rischio al confronto dei colleghi navigati e pluridecorati”. “Ho il mio modo di vedere il calcio, aldilà dell’aspetto meramente tattico- sussurra- Punto tanto sul gruppo e sull’armonia. Entrambe le componenti sono essenziali: l’emozione è altrettanto importante”.